domenica 16 giugno 2019

QUEL GIORNO DI PIOGGIA NON TORNERA' PIU'


A te...


Per scrivere questo post prendo spunto da una canzone bellissima e  commovente, creata in commemorazione di una squadra di calcio che ha subìto una grave tragedia 70 anni fa.

Avrete già capito di chi parlo, ma non è mia intenzione qui puntare l'attenzione su preferenze calcistiche di cui sono la prima a disinteressarmi.

Credo però che sia bello e doveroso aprirsi empaticamente verso chiunque, condividendo un dolore che in qualche modo abbiamo provato, o stiamo provando tutti, anche se magari sono passati tanti anni da quel momento. 
Un dolore a cui non si può restare immuni.

Parlo del dolore di una perdita; un dolore che molto spesso imprime nella mente la certezza di una fine e che allontana dalla speranza.
Un dolore che convince chi lo prova ad avere paura della vita, ad aspettarsi che le cose possano andare male, restando intrappolati dentro quel trauma, quell'energia in blocco, congelata.

Perciò mi chiedo:
Quale significato può avere una morte improvvisa o precoce?
Quale significato per l'anima che se ne va e quale per chi rimane?

Io credo che anche in questo caso la risposta sia racchiusa nel detto "tanto buio, tanta luce".
Perché forse l'anima che se ne va improvvisamente e/o precocemente ha bisogno di fare quell'esperienza, chissà... 

Durante i seminari di costellazioni ho avuto modo di rappresentare una persona
che moriva e di sentire la pace nel cuore quando chi rimane mi guardava e
mi lasciava andare alla Luce.
Che profondo insegnamento c'è stato per me in questo...
Cose che certo nessuno ci insegna e che rappresentano ancora un tabù per la maggioranza.

Conosco persone che hanno vissuto la morte di un figlio e che pian piano hanno
trasformato quel dolore in un aiuto per i genitori che hanno vissuto la
stessa esperienza.
Conosco persone che hanno vissuto la morte precoce di un fratello e che hanno
sviluppato una predisposizione ad aiutare i ragazzi in diversi ambiti.
Quali migliori forme di sublimazione?

L'accettazione... il perdono... 
A volte la vita riserva proprio esperienze così dolorose per permetterci di creare qualcosa di meraviglioso.

Quando qualcuno se ne va, chi resta in vita si sente spesso colpevole di essere vivo sabotando la propria realizzazione.
Lo possiamo vedere bene questo, ad esempio, nella sindrome del
gemello scomparso. Ma non solo, esistono numerosissimi casi di senso di
colpa dell'essere vivi.

Ebbene, quel senso di colpa però non fa bene né a chi resta, né a chi se n'è andato. 
Tiene legati... impedisce di procedere per la propria strada.

Sempre durante i seminari di costellazioni, e di queste possibilità sono infinitamente grata, ho avuto l'opportunità di rappresentare anche chi resta, dapprima piangendo tutte le mie lacrime per la mancanza di quella persona cara, e poi arrivando a risoluzione lasciandola andare e, cosa importantissima, vedendo la pace nei suoi occhi nel momento in cui poteva finalmente essere libera e vedere chi rimaneva, me in quel frangente, avere la possibilità di realizzarsi. 

Voglio dire che chi se ne va di solito VUOLE che chi resta si realizzi e gioisca della vita, perché questo è il miglior modo di ONORARE entrambe le parti.
Chi resta, in sostanza, ha come il compito di gioire anche per onorare chi se n'è andato. Ci si sente legittimati a vivere.

Non è stupendo? Non sentite una pace nel cuore solo ad immaginare questo permesso di smettere di soffrire?

Non è continuando a soffrire che si ri-COR-da la persona che non c'è più, ma è trasformando quel dolore.
Allora che grande insegnamento arriva, che evoluzione, che forza che ritorna
in sé... e in quel giorno di pioggia potrà tornare il sereno.



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