Cari amici di questo blog, ho il piacere di condividere una nuova testimonianza; l'esperienza di una donna che sta trovando sempre più pace in un nuovo modo di vivere la sua quotidianità dove il controllo sta lasciando più spazio al lasciar andare senza però essere fatalista, ma molto più radicata alla realtà.
Ecco la sua esperienza, che condividiamo affinchè possa essere d'aiuto a chi si trova nello stesso step del proprio percorso verso il riconoscimento di chi si è:
"Cara Cristiana, Ho il piacere di condividere con te quello che è successo in queste ultime settimane, dopo il nostro incontro. Mi sono focalizzata sul tema dell’incertezza. Mio tallone d’Achille da una vita.
Che cosa rappresentava per me l’incertezza?
Rappresentava semplicemente quella parte di me che non ho mai accettato.
L’ho sempre dipinta come quel “tratto” forte di me da combattere, un nemico vero e proprio che guardavo con giudizio e che con lo stesso giudizio mi veniva rimproverato dagli altri. La prima volta che il mio partner in una discussione ha puntato il dito verso la mia incertezza è scattata la rabbia. Ho urlato un “no” secco. Lo ricordo bene. Io non sono insicura, ho gridato. Ma quel tono di voce alto che ho usato non era “liberatorio”. Era pieno di dolore. Ho pianto per ore. Non accettavo questa parte di me. Ancor di più mi dava fastidio che qualcuno riconoscesse in me quel “qualcosa” che io non volevo vedere. Sono forte, mi ripetevo… come se queste due parole fossero cuscini capaci di soffocare la verità.
Era lo scorso gennaio…Un mese fa lo stesso tema è tornato a galla. Situazione diversa. Stesso “problema”. Un trasloco, l’inizio di una convivenza, il dovermi riorganizzare tra casa, lavoro e terapie, il taglio del cordone ombelicale con la mia famiglia, con i “miei” luoghi”, importanti decisioni da prendere a livello economico… mi hanno catapultata in una nuova realtà nel giro di qualche settimana… una realtà che desideravo… ma che “profumava” di caos e confusione e queste due ultime parole mi hanno mandata in tilt. Ansia. Insonnia. Paura. Nervosismo. Ma come farò… mi continuavo a chiedere. Domanda “fisiologica” per chi che come me fa della sicurezza la sua perenne ricerca. Tendo a programmare ogni cosa per intere settimane. Schemi su schemi che mi regalano false sicurezze che autogiustifico aggrappandomi alle mie patologie, ai ritmi al lavoro, ai “doveri” domestici e relazionali. Sto bene quando “so ciò che succede” domani… dopodomani… fra un mese. Senza grossi limiti di tempo. Un mese fa improvvisamente non sono più riuscita a gestire le mie “tecniche” di sopravvivenza.
L’incertezza di quelle settimane, rivoluzionando la mia vita, mi ha portato a dubitare di molte cose e soprattutto ha portato a dubitare delle mie capacità… del mio valore.
Non ne sono capace… questa “nuova” vita mi accompagna allo sfinimento, pensavo. E mi sono fatta rapire dalla paura, dai pensieri negativi. Al nostro incontro la prima cosa che mi hai suggerito è stata: stai con l’incertezza. Ho pensato che il tuo invito era la cosa più strana che in questo nostro percorso mi potevi dire. Un invito che all’inizio non comprendevo… come potevo stare con l’incertezza quando era proprio l’incertezza a togliermi il respiro? Nonostante questo “dubbio” ho seguito il tuo consiglio.
Ho iniziato ad accogliere proprio quella parte di me che rifiutavo… di cui avevo paura… il mio “difetto”. Non è accaduto tutto subito. I fiori hanno agito nel tempo. All’inizio guardavo all’incertezza e mi si rappresentava come una figura piena di dolore ed in mezzo al fuoco. Poi piano piano da quel fuoco è uscita… io ho potuto avvicinarmi a lei, nella meditazione, e lei a me. I suoi tratti si sono addolciti. Le nostre mani si sono incontrate. Le nostre braccia si sono cercate. E’ stato un abbraccio meraviglioso. Lo ricordo bene. Ho avvertito un profondo senso di pace… quando mi ha sussurato, in quell’abbraccio, “io sono la realtà”.
Ecco…che all’improvviso comprendevo che la realtà non sta nella certezza, bensì nell’incertezza. Ecco che all’improvviso non avevo più motivo di cercare dove non avrei trovato quello che cercavo. Ecco che all’improvviso avveniva quel “click” che mi regalava consapevolezza e accettazione… che mi restituiva alla verità… che mi toglieva la paura del domani… che mi invitava a vivere nel “qui” ed “ora”… che mi suggeriva di rispondere ai “problemi” con un “ci pensero’ domani”…. Che mi riportava a “casa” con me stessa e con il mio compagno senza angosce.
E’ stato un vero punto di svolta. Oggi io e l’incertezza siamo diventate amiche. Io ho bisogno di lei… come lei di me. La sento come immagine “buona” che mi cammina accanto… ed è bello, guardandola, sentire che ha cura di me.
Grazie Cristiana. Te ne sono grata."
Io sono grata a te, perchè ogni persona che libera se stessa aiuta anche le altre a farlo.