domenica 27 ottobre 2019

ATTACCHI DI PANICO: LA RISOLUZIONE DI GAIA



Sono felice di condividere con voi, cari amici di questo blog e del mondo della floriterapia, la bellissima testimonianza di Gaia che ha risolto i suoi disagi e ha scoperto una nuova Sè grazie all'aiuto dei fiori e una grande forza interiore, quella di mettersi in gioco e cambiare gli atteggiamenti e i pensieri che remavano contro di lei.
Grazie di cuore a Gaia per il suo racconto e per la disponibilità a condividerlo così che possa essere d'aiuto a chi soffre d'ansia e di attacchi di panico.


Cari lettori, vorrei fare una premessa: 
spero che questa mia storia possa essere di aiuto a qualcuno che come me non è stato bene ma è riuscito a guarire dai fastidiosissimi attacchi di panico. 
Vorrei anche ringraziare la mia Floroterapeuta e amica Cristiana per il percorso e per le belle parole oltre che all’aiuto immenso che mi ha dato.

Mi chiamo Gaia e ho 23 anni e ho sofferto di attacchi di panico fin dai tempi del liceo. 
Il mio fidanzatino, a quel tempo, era il classico “bel ragazzo secchione” con dieci in tutte le materie ed io invece la ragazzina di paese molto timida e semplice che andava bene a scuola ma non ai suoi livelli. La sensazione di inadeguatezza era talmente alta che purtroppo comparvero i primi attacchi di panico (tachicardia, eccessiva sudorazione, stomaco chiuso e cuore in gola) e anche i primi disturbi alimentari. 
Poi, piano piano quando toccai il fondo e guardandomi allo specchio avevo paura di cosa ero diventata decisi di dare una svolta a tutto …piano piano ripresi a mangiare almeno il minimo sindacabile, tornai a sorridere e iniziai a mettere ME STESSA E LE MIE ESIGENZE PRIMA DI TUTTO IL RESTO
Gli attacchi scomparvero improvvisamente esattamente come erano arrivati.

Pochi mesi fa, in seguito ad un grave malessere di un amico tornarono…tornò la sensazione di gola chiusa, l’ansia si impossessava del mio corpo e della mia mente proprio dal nulla e più io provavo a controllarla più lei aumentava la sua forza. Nulla era in grado di farmi stare bene…la mia testa era continuamente “bombardata” di domande esistenziali per trovare una risposta lecita al malessere di quest’amico che fino a poche ore prima stava benissimo e poco dopo era sul punto di non ritorno. 
Oltre a questo, il rapporto con la mia famiglia si può dire che era praticamente inesistente. Durante la settimana il lavoro mi teneva sempre fuori casa e il week-end era dedicato tutto al mio fidanzato… continue liti, continui “FACCIO FINTA DI NIENTE COSì MAGARI LA SMETTONO” oppure “FACCIO COME VOGLIONO LORO MAGARI CAMBIA QUALCOSA” ma nessun risultato. 
Mi sentivo OSPITE A CASA MIA e fuori casa mi sentivo comunque fuori posto.

Tutto quello che era stato gestibile fino a quel momento purtroppo non lo era più. Sentii parlare da un’amica dei fiori di Bach e delle loro proprietà curative contro gli attacchi di panico e decisi così di chiedere consiglio a Cristiana.

Durante i giorni di attesa continuai a pensare (non mi era difficile farlo, sembrava proprio che la mia mente non riusciva a smettere di farlo) a cosa sarebbe uscito da questa esperienza e se sarei riuscita a stare bene finalmente. La prima volta che ci siamo incontrate ero un pochino in imbarazzo ma lei pensò subito carinamente a mettermi a mio agio…
il discorso rimase principalmente incentrato sul rapporto MADRE-FIGLIA che avevo instaurato negli ultimi anni con mia mamma…. Ne uscì che il nostro rapporto AMORE-ODIO era diventato un rapporto di DIPENDENZA L’UNA DALL’ALTRA
Eravamo così vicine ma allo stesso tempo lontane che l’unico modo per riuscire a dimostrarci affetto era quello di URLARCI IN FACCIA LE COSE (non sempre carine e con i dovuti modi) …era un continuo CERCARE DI COMPIACERLA PER PROVARE A FAR FUNZIONARE LE COSE…nessun risultato anzi tutto solo peggio perché così facendo ho solo finito per SOFFOCARE ME STESSA

La mia famiglia sosteneva che il mio atteggiamento era stato modificato dalla presenza di Marco nella mia vita (il mio fidanzato da quasi 6 anni) …loro rimanevano nella loro convinzione che lui era la colpa di tutto e io invece nella mia secondo la quale la mia famiglia voleva CONTROLLARE la mia vita e le MIE SCELTE
Ricordo molto bene i consigli di Cristiana che dicevano: “SANO DISTACCO DALLE COSE CHE TI VENGONO DETTE perché spesso chi le dice è perché ha subìto, o si sente così non perché tu sei sbagliata”; 
Le sue parole e il suo modo di parlarmi mi aiutarono molto e quando sentivo l’ansia salire continuavo a ripetermi quelle parole nella testa…gli attacchi sembravano essere diminuiti in fattore di frequenza. 
Andai in vacanza con Marco e misi NON SOLO DISTACCO MENTALE MA ANCHE FISICO CON LA MIA FAMIGLIA (in quei giorni nessuno di quei fastidiosi effetti si è presentato) ma tutto tornò esattamente come prima non appena tornai a casa. 

Tornai da Cristiana un pochino più sollevata in quanto avevo visto dei miglioramenti ma proprio in quell’occasione lei mi spiazzò letteralmente con domande alle quali non avevo mai pensato. 
Avevo sempre e solo guardato una delle due facce della medaglia. 
Nuovi fiori mi avrebbero aiutata… 
In quel periodo incontrai nel mio cammino una persona speciale che mi stava già vicino da tempo ma solo come amico… questa persona iniziò ad apprezzarmi, elogiarmi e mi fece venire dei dubbi… aveva parole buone e giuste in ogni istante! 
Iniziai a mettere in discussione la MIA VITA, IL MIO RAPPORTO con Marco. Quest’ultimo si accorse del mio cambiamento e provò a cercare di capire come mai ero così poco disposta a condividere qualsiasi cosa con lui anche le cose più futili…il perché è subito detto… l’unica volta che mi sforzai di farlo mi presi della scema perché mi facevo venire gli attacchi di panico senza motivo… 
Così, da allora, decisi di tenere TUTTO SOLO PER ME… in casa non potevo parlare perché il rapporto era quello che era e con Marco (che era il centro del mondo per me oltre che il mio confidente, il mio amico insomma il mio tutto) tantomeno perché lui non capiva come una persona può essere tanto debole da non riuscire a metabolizzare una situazione da farsi venire gli attacchi di panico… questo “TENGO TUTTO SOLO PER ME” durò una settimana dopo di che il mio corpo iniziò a dire basta….ero al lavoro e arrivò un attacco di panico forte come non mi era mai capitato in vita mia…tachicardia, sudore, brividi, rigidità, tremore e formicolio forte da non avere più sensibilità… credevo di morire !! provai la pressione sanguigna ma era perfetta. 
Attacco di panico in corso!!! Dovetti lasciare il lavoro e tornare a casa. Il giorno successivo tornai a lavorare con la scorta di RESCUE REMEDY… 
Capitò di nuovo in maniera molto molto più forte… Nel frattempo i fiori che stavo prendendo avevano assunto un cattivo sapore. 
In quel momento Cristiana mi diede tutte le informazioni necessarie per tirare avanti. I fiori avevano dato il via a dei sentimenti nascosti che uscirono allo scoperto … quello che io credevo il motivo delle miei malesseri era solo il contorno, insomma una conseguenza. 

Il mio rapporto con Marco era il problema…un amore fatto di rinunce, di continui accontentarsi per non creare casino, essere una persona che io in realtà non sono…era chiaramente arrivato il momento di mettere in chiaro le cose…Mi fermai e iniziai a pensare a quanto ne era stato di questi anni, delle sofferenze e delle gioie che avevo provato e mi feci questa domanda alla quale trovai subito risposta:”RIUSCIRESTI A VIVERE UNA VTA SENZA MARCO? E QUANTO PIU’ MALE DI ORA POTRESTI STARE? ”… Sapevo cosa dovevo fare ma la paura di restare sola era troppo grande… 



Cristiana mi disse: “IN CUOR TUO SAI COSA DEVI FARE, IMPIEGACI IL TEMPO NECESSARIO E DAI FEDE AL TUO INTUITO...LUI NON SBAGLIA MAI! 
NON APPOGGIARTI MAI AL 100 % AGLI ALTRI ALTRIMENTI FINIRAI PER CREARE RAPPORTI DI DIPENDENZA…FAI AFFIDAMENTO SU TE STESSA IN PRIMIS E NON AVERE PAURA DELLA PAURA…ALLE VOLTE VALE LA PENA AFFRONTARE LE COSE FIN QUANDO SONO DEI GRANELLINI DI SABBIA NON QUANDO SONO MONTAGNE…”; 

Diedi fiducia all’istinto e decisi di affrontare Marco… non potevo più stare con lui … Non potevo più rimandare e non avevo più voglia di stare male… così decisi di lasciarlo. Dietro al dolore di quel gesto c’era sollievo e tranquillità, quella che mi era mancata negli ultimi mesi. La prima settimana della mia nuova vita fu liberatoria poi piano piano realizzai di essere IN PACE CON ME STESSA e di sentire la mancanza solo dell’abitudine che ci univa…
HO RITROVATO IL PIACERE DI STARE SOLA CON ME STESSA, FARE SOLO CIÒ CHE MI FA STARE BENE E DIRE CIÒ CHE PENSO! 

Anche il rapporto con mia mamma è migliorato molto e si è consolidato…  Cristiana mi ha visto pochi giorni fa e ha ritenuto che il mio percorso fosse giunto al lieto fine…ATTACCHI DI PANICO SPARITI DAL GIORNO IN CUI HO PARLATO CON MARCO!

Ecco questa è la mia lunga storia…
vorrei ringraziare Cristiana per il percorso fatto e per la dolcezza che ha sempre avuto nei miei riguardi; la mia famiglia che c’è sempre stata anche se era lontana, quella fantastica persona che anche se per poco tempo mi ha aiutata a vedere le cose per come erano e a credere in me e a Dani un’amica speciale che mi ha sostenuto e coccolato in questo difficile periodo di cambiamenti.

RICORDATE, I CAMBIAMENTI SE FATTI CONSAPEVOLMENTE NON SONO MAI SBAGLIATI…
VALE LA PENA RISCHIARE DI CAMBIARE PER TORNARE A ESSERE SE STESSI!


martedì 15 ottobre 2019

FIBROMI ALL'UTERO: LA VIA DELLA GUARIGIONE ATTRAVERSO UN PERCORSO PROFONDO DENTRO SE STESSE


Cari amici di questo blog,
oggi pubblico con grande gioia una nuova testimonianza, quella di una donna molto coraggiosa, che a 42 anni ha trovato le soluzioni più consone alla propria natura e alla propria volontà, per salvare il proprio utero da una probabile isterectomia a causa di vari fibromi uterini, e che soprattutto ha smesso di lottare contro se stessa, trovando la pace nel suo cuore.
Ecco la sua preziosa testimonianza:

"Cara Cristiana e care tutte,
vi scrivo per condividere con voi la mia storia, nella speranza che possa dare conforto a chi si trova in una situazione simile alla mia.

Ho 42 anni e, a gennaio 2019, mi rivolgo a un centro a Milano per curare il mio piccolo fibroma con una crema a base di ormoni bioidentici, non volendo prendere la pillola come consigliato dalla mia ginecologa. 
Lo tenevo controllato dal 2014, ma da mesi avevo forti dolori nel periodo ovulatorio e i cicli iniziavano ad essere ravvicinati. 
Lì scopro che si è ingrossato arrivando a misurare circa 4,5 cm, e ce n’erano altri due più piccoli. 

Inizio a curare di più anche l’alimentazione, comunque già molto equilibrata, eliminando tutti i cibi che procurano acidosi nell’organismo (tè, caffè, carne, latticini, frumento, ecc). 
Un’ecografia 3D il mese successivo evidenzia un’ulteriore crescita del fibroma più grande, che raggiunge i 5 cm e presenta necrosi e aree colliquate. 
La dottoressa che esegue l’ecografia mi dice che queste caratteristiche, unite alla crescita repentina, non possono fare escludere un’evoluzione di tipo maligno, e che l’eventuale operazione, per la posizione particolare del mio fibroma, poteva comportare la rimozione dell’utero. Andava monitorato a breve.

Alla ricerca di un sostegno naturale, ad aprile 2019 inizio il mio percorso con Cristiana. Era la prima volta che ricorrevo alla terapia floreale. 
La prima volta che mi affidavo ai fiori di Bach, ma il mio cuore mi diceva che era la strada giusta. 
Le persone intorno a me, infatti, non mi capivano realmente. 
Cristiana si è mostrata subito molto sensibile, dolce, ma ferma e sincera. 
Io però, che nella vita mi sono sempre impegnata in tutto per ottenere risultati (tienilo a mente, questo passaggio!), ero scettica che questi fiori potessero davvero lavorare dentro di me “senza sforzo”, senza che io mi dovessi applicare, seguire delle regole. Troppo facile, mi dicevo, chissà se funzionerà.


Nelle sedute con Cristiana, abbiamo iniziato a lavorare sull’ascolto del sintomo, sull’accogliere le mie emozioni, dar loro riconoscimento, accettarle: qualcosa che, con lei, mi riusciva di fare ma, tornata alla vita quotidiana, mettevo poco in pratica, presa da mille altre cose. 
Però, come le dissi nel primo colloquio, mi ero ripromessa sin da subito di non chiederle nulla sulla miscela di fiori, di affidarmi a lei, per non andare a guardare cosa significavano, mentalizzando troppo, senza “sentire” davvero il mio corpo.

L’affidarsi, la fiducia, per una storia personale fatta di abusi nella cerchia familiare, è semre stata una questione difficile per me.

Alla fine di luglio 2019, nuova ecografia di controllo: il fibroma è ormai di 5,3 cm, con ampie aree colliquate, la dottoressa è molto preoccupata, ripete che le due caratteristiche che concorrono alla prognosi negativa, l’aumento repentino e l’aspetto anomalo, sono entrambe presenti, nonostante a gennaio i marcatori tumorali fossero negativi. Andrà rimosso, ma l’utero non si sa se verrà salvato.

La seduta di inizio agosto con Cristiana, per me, è stata la più dolorosa. 
Ero riuscita a prenotare la visita con un altro bravo ginecologo per la fine del mese, ero in attesa di una risonanza, in un periodo difficile dovuto alle vacanze estive e alla chiusura di molti servizi. Ma soprattutto, è stata la più dolorosa perché mi sembrava di essere più serena negli ultimi tempi, eppure il fibroma era aumentato di volume, e di poco anche gli altri. 

Ero confusa, credevo di essere sulla strada giusta, di avere davvero riconosciuto questi fibromi, di averli accolti come parte di me, di avere visto e accettato la Verità, cioè la rappresentazione di figli tanto desiderati e mai avuti, ma evidentemente non era così. Ed ero smarrita. Mi sembrava che a me mancasse sempre quel pezzetto in più per ascoltare davvero, per accettare e guarire, che molti, apparentemente, non faticavano a trovare e con cui io non riuscivo mai a connettermi veramente.

Dentro di me provavo tanta rabbia, invidia, paura e giudizio. 
“Il corpo dice la Verità dell’anima e da lì non si scappa”, mi diceva Cristiana. 

Ma mi sembrava di non capire quando aggiungeva che si trattava di compiere un passaggio evolutivo, di espandere la mia coscienza rispetto a chi sono veramente
Cosa vuol dire, davvero? Come si fa? 
Così ho iniziato a leggere il libro e guardare i video che mi aveva consigliato. 

In tutti questi mesi, certo, avevo iniziato ad ascoltare di più me stessa e i miei bisogni profondi. Ero arrivata a immaginare la mia parte bambina come una piccola me che tenevo per mano ogni giorno, e a cui stavo più attenta a far vivere esperienze, pensieri ed emozioni positive, una bambina a lungo trascurata di cui imparavo a prendermi cura. Ma non bastava. 

Avevo anche iniziato a ricercare in me i tratti che ritenevo molto negativi negli altri. Uno su tutti, il menefreghismo delle persone in questo mio momento, dopo essere stata loro vicina in situazioni difficili. 
Con l’aiuto di Cristiana, ho capito che a volte io stessa adottavo questo comportamento ma, soprattutto, nei confronti di me stessa e del mio sentire. 

"Se non dai riconoscimento vero a ciò che il tuo corpo e la tua anima vogliono dirti, è come se durante i nostri colloqui tu mi parlassi, mi rivelassi le tue sofferenze, e io non ti ascoltassi, non ti dessi attenzione" mi diceva. 
Un concetto tanto semplice, quanto illuminante. E anche se non sapevo bene a cos’altro dare attenzione dentro di me, senza saperlo, stavo lentamente iniziando ad ammorbidirmi.

Passa un mese di agosto faticoso, poi la svolta: la visita dal ginecologo che tanto aspettavo, la sua proposta di operarmi in maniera poco invasiva con isteroscopia in due tempi, nonostante lo scetticismo del suo ecografista. La rassicurazione che non c’era evoluzione maligna. Che l’utero si poteva salvare. 
Ma soprattutto, il timido riconoscere da parte mia che mi stavo lentamente affidando alla vita, che quella era la strada giusta per me

Ero felicissima di operarmi, mi sentivo leggera, come se mi fossi liberata di un grosso peso dal cuore. Mi sentivo nelle mani giuste. Mi fidavo.
A 42 anni, io, senza ancora un compagno, sola da tanto tempo e con il desiderio di avere figli e creare una famiglia come molte altre donne, a cui avevano prospettato una rimozione dell’utero e con tanti pianti alle spalle che nessun principe azzurro era lì per consolare, mi sentivo nelle mani giuste. E finalmente capita.

Inizia settembre e noto di affidarmi sempre di più alla vita. 
Senza sforzo
Sarà quel che sarà, comincio a dirmi, senza riproverarmi di non fare nulla, di non “darmi da fare”. Inizio a capire che non posso evitare che alcune cose accadano, e altre non accadano, anzi, combatterle blocca il flusso della vita, e negli anni questa battaglia mi aveva estenuato. Ero stanca, sfinita. 

Mi arrendo, mi dico. Senza giudicarmi. E capisco come arrendersi richieda una grande dose di coraggio. Ti sembra di essere un passo indietro, invece sei un passo avanti. 

Mi arrendo alla possibilità di rimanere sola per sempre. Ho già superato molti ostacoli e giudizi sociali da sola. Non mi serve più pensare continuamente al compagno e alla famiglia che non ho. Ormai, alla mia età, il peggio è passato, penso. Mi piace la mia vita, la casa e il lavoro meraviglioso che ho creato da sola, la mia famiglia con una storia dolorosa e le mie poche, vere amiche. Ma mancava come un ultimo tassello.

A metà settembre, l’ultima svolta. Sono in albergo, è una domenica sera prima di una giornata di lavoro come tante. Alla TV c’è lo speciale sul ponte Morandi. Intervistano le famiglie delle persone scomparse e le vittime sopravvissute. Verso la fine, questa donna dice: “Io non ho nessun merito a essere sopravvissuta”, spiegando di non valere né più, né meno delle altre persone che sono morte. Questa è una frase che non potrò mai dimenticare. Mi sblocca. 

È proprio vero, mi dico. E il pensiero comincia a vagare: non c’è alcun merito nell’essere vivi, così come non c’è alcun merito nell’avere un compagno o nel non averlo. 
Non ho niente di sbagliato se accanto a me non c’è nessuno, perché non c’è nessun merito nell’amore che, per definizione, non è meritato, ma è uno dei tanti doni che la vita ci dà. 
Ad alcuni capita un dono anziché un altro, anche se non è dato sapere il perché.

Ecco, io che da anni ormai sono sola, che le convenzioni sociali hanno portato a dubitare di avere qualcosa che non va, che ho fatto un percorso per trovarmi i “difetti” pur essendo una ragazza normalissima che, come tutte noi, ha molto da offrire, ho accettato la mia condizione dopo anni di lotta, di paura di rimanere da sola, di vedere questi ultimi anni delicati scorrere via complimentandomi con gli altri per figli e matrimoni, mentre la mia vita affettiva non progredisce, e di chiedermi il perché. Io non so il perché, e accetto di continuare a vivere non sapendolo. Ma so che non c’è nulla di sbagliato in me. 

So che vado bene, così come sono.

È con questo stato d’animo che attendo i risultati di un test ormonale molto importante per me. 

Smetto di formulare preghiere, affidandomi alla vita

Andrà come deve andare, mi dico, io non posso cambiare le cose. Il test mi è stato prescritto a fine agosto dal chirurgo, al quale ho confidato che, come ultima opportunità, volevo provare a sentire se alla mia età fosse ancora possibile la crioconservazione degli ovociti. A fine settembre, leggo il risultato qualche giorno prima dell’appuntamento con la dottoressa che mi visiterà. AMH intorno a 1, guardo su internet, sembra un valore abbastanza buono per la mia età, ma resto con i piedi per terra.

All’appuntamento, la dottoressa è stata squisita, e mi ha dedicato più di un’ora. Mi dice che il valore non è male, ma vuole verificare se rispecchia la realtà delle ovaie con la conta dei follicoli antrali. Sono 11. Ripete che la situazione di partenza non è male, solo che io ho più di 38 anni, il limite massimo solitamente fissato per questi trattamenti. Quantitativamente si potrebbe ancora procedere, ma la qualità degli ovociti, nonostante la selezione prima di congelarli, è inferiore a quella di una donna giovane, pur presentando valori più bassi. 
Mi dice che il limite di età più congruo per conservare è entro i 35 anni, ma in Italia si arriva tardi, le donne non pensano a preservare la propria fertilità, e che per me la soluzione migliore sarebbe stata eventualmente l’ovodonazione. Mi mostra esempi di famiglie felici, mi spiega tutto di questo mondo a me sconosciuto. Poi mi dice: “Tecnicamente, non posso dirti che nel tuo caso non si può fare, la situazione di partenza non è male per la tua età, le tue ovaie possono essere di un anno o due più giovani, però le tue probabilità di rimanere incinta con ovociti crioconservati è intorno al 5-7%, non farti illusioni. 

In queste cose, l’età conta. Certo, la vita resta un miracolo, e magari, se trovi un compagno, potresti anche avere figli naturalmente, oppure con questa riserva crioconservata. Ma le possibilità sono estremamente ridotte”.

Io ho appreso questo messaggio con grande serenità. Non mi sono abbattuta, io che ho sempre desiderato una famiglia con tre figli e invece sono stata accompagnata al centro non da un compagno di vita, ma da mio padre. Non mi sono sentita da meno delle altre donne, perché so che anche diventare madre è un dono immeritato.

Io ho il dono di poterci ancora provare, nonostante le basse aspettative e non sapendo se questa riserva verrà mai utilizzata, ma vorrei lasciare, senza la minima intenzione di suscitare timore o allarmismi, un messaggio chiaro di consapevolezza a tutte le donne che mi leggeranno: 
se in futuro hai il desiderio di diventare madre, ma magari stai pensando alla carriera o ad altri progetti, è sempre bene fare controlli mirati intorno ai 30 anni, per avere la possibilità di fare scelte consapevoli e non precluderti eventualmente alcuna possibilità di preservare la tua fertilità. Ci sono donne anche molto giovani, mi è stato detto, che hanno già valori più bassi dei miei, indice di una riserva ovarica in via di esaurimento, per cui vale la pena sapere, per poter scegliere la strada più giusta per sé. Ma senza illusioni di eterna giovinezza.


Io ringrazio la vita di avere ancora questa opportunità, e di esserci arrivata proprio quando un verdetto così severo non mi rattrista, non mi fa piangere, ma mi porta, una volta di più, ad affidarmi alla vita e ai doni che vorrà offrimi, senza pretendere nulla.

Ringrazio Cristiana e i suoi fiori meravigliosi con tutto il cuore, per avermi presa per mano e accompagnata in questa profonda evoluzione, facendomi vedere e accogliere la rabbia, la paura e la non accettazione di rimanere sola. 
Tra agosto e settembre, io che sembravo non trovare mai quel tassello mancante, che non sapevo espandere la visione di me contemplando anche la solitudine, assumevo i fiori senza più pensare a una reale trasformazione. Me ne sono dimenticata, ma loro non si sono dimenticati di me. E riprendendo casualmente in mano l’ultima boccetta, ho letto con stupore: “Accetto il presente e mi affido alla vita”...

Nella speranza che questa mia storia possa aiutare il maggior numero di donne e diffondere la voce, vi stringo forte e vi auguro di amarvi per tutta la vita, così come siete. Il valore è già dentro di noi."

Ringrazio di cuore Roberta (un nome inventato per mantenere la privacy) per questo importante documento che mi auguro molte donne potranno leggere affinché possano sentirsi comprese.

Per info e appuntamenti:
Cristiana Zenoni
328 8171805
Skype: terapiafloreale

sabato 29 giugno 2019

LASCIARSI CON AMORE


Cari amici di questo blog,
tutti noi abbiamo sperimentato la fine di una relazione. Giusto? 
Almeno il 99% di noi credo di si.
Com'è stato per voi finire la relazione?

Certo, c'è differenza tra il lasciare e l'essere lasciati; di solito chi lascia non sta così male come chi viene lasciato, però dipende dal motivo per cui si lascia.
Se, ad esempio, lasciamo perché siamo costretti a farlo, per "sopravvivenza", ma una parte di noi spera ancora che l'altra persona possa rinsavirsi, allora è molto doloroso anche per chi lascia.

Ad esempio, ho delle amiche e delle coppie che seguo in terapia che, in questo periodo, si trovano proprio in questa situazione; la relazione non funziona, non c'è dialogo, tante incomprensioni, rabbia accumulata, rinfacci e sfinimento, accuse verso l'altro e, pur lavorandoci terapeuticamente, non se ne esce.
Allora inutile accanirsi... la soluzione per star meglio è lasciarsi.

Meglio lasciarsi anche se ci sarà molto dolore, sì, ma almeno sarà un dolore dettato da una scelta e non alimentato da continue frustrazioni per il fatto di stare con qualcuno con cui non si riesce ad andare d'accordo.
Soffrire per soffrire, meglio scegliere la via più leggera, e anche quella più sana.

Resta il fatto che lasciarsi è sempre un trauma, un vero e proprio lutto.
Questo accade soprattutto perché quando ci si lascia si chiudono definitivamente tutti i rapporti con l'altra persona.
La rabbia e l'orgoglio spingono, per la maggior parte dei casi, a smettere di sentirsi o vedersi, restando ognuno nella propria ferita.




Riflettendo con un'amica su questo, dicevamo che questa modalità è in effetti una tortura che entrambe le parti si autoinfliggono.
Forse smettere di colpo di vedersi o sentirsi aiuta a stare meglio?
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore?
Dubito.

Dubito; primo, per esperienza personale. Il lasciarsi e smettere da un giorno all'altro di avere un contatto, il non chiedersi come va, cosa l'altro prova o non poter dire cosa provavo all'altra persona, mi ha fatto molto male, ha reso la separazione molto dolorosa.
Secondo, perché quando ci si lascia in questa modalità così diffusa e non ci si è chiariti, si creano dei sospesi enormi. 

Durante i seminari di costellazioni questo risulta evidentissimo. In quel momento esce la verità, e ciò che ho visto fin ora sono coppie separate che magari anche dopo vent'anni avevano ancora un legame, proprio perché non ci si era mai chiariti.
Che grovigli energetici creiamo senza sapere!...

Allora mi domando, siccome il lasciarsi può far parte della vita, perché non farlo con amore?
Perché non essere aiutati a lasciarsi quando non c'è nulla da fare d'altro?

C'è una coppia che seguo che ha tentato il tutto e per tutto per stare insieme, con grande impegno da parte di entrambi, ed è stato bellissimo assistere e aiutare la loro determinazione, ma ora abbiamo compreso insieme che continuano a ferirsi e a crearsi sofferenza, che non è possibile, almeno per il momento, trovare un modo per costruire un rapporto sano. Perciò, abbiamo valutato insieme l'ipotesi di essere accompagnati in un percorso di sano e amorevole distacco, il che mi sembra altrettanto bello.

Non sarebbe più facile per tutti affrontare una separazione in questa modalità, aiutati e supportati dalla terapia floreale che possiede essenze che aiutano proprio in questo?

Credo che lasciarsi con amore sia un atto di grande maturità e un bel modo per sciogliere i grovigli, anziché crearne di nuovi.
Certo ci vuole la disponibilità di entrambe le parti, e un professionista che accompagna la coppia e comprende tutti i sentimenti che i due attraversano in questo passaggio.
Allora stare nella separazione sarà meno doloroso e sarà un meraviglioso processo evolutivo.

Per appuntamenti:
328 8171805
info@terapiafloreale.it
skype: terapiafloreale



Bleeding Heart - una delle essenze per chi soffre di abbandono

lunedì 24 giugno 2019

L'INTENTO: IL PRIMO GRANDE PASSO VERSO LA REALIZZAZIONE


Tutti vogliamo stare bene, ma chi è davvero disposto a cambiare qualcosa di sé affinché questo intento si realizzi?
Come possiamo pensare di guarire delle parti del nostro corpo o degli aspetti della nostra vita se continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto e che ha scatenato lo squilibrio?

Sembra assurdo, ma ciò che ancora tanti di noi si aspettano è che la felicità o la realizzazione arrivino per magia da un momento all'altro.
Certo è vero che la vita è generosa, e tante volte riceviamo dei bonus che possono essere una bella notizia, una persona da amare o una proposta di lavoro, senza aver fatto nulla in particolare, anche se ciò che vedo è che quando arrivano questi bonus gratuiti, per la maggior parte delle volte, in realtà non sono mai proprio gratuiti come li vediamo noi, ma sono sempre il frutto di un piccolo cambiamento che abbiamo fatto interiormente senza renderci conto di averlo compiuto; ad esempio, questo accade spessissimo quando cominciamo una terapia con le essenze floreali (www.terapiafloreale.it).

Siamo stati sempre portati a credere che è ciò che succede fuori che condiziona i nostri stati d'animo o i nostri corpi fisici, e in parte è così poiché esiste sempre uno scambio tra il fuori e il dentro, ma è anche vero che è più l'interiore che condiziona il nostro mondo esterno.

Quando smettiamo di attribuire la responsabilità del nostro benessere o malessere a fattori esterni, e cominciamo a prenderci la totale responsabilità della nostra vita e di ciò che ci succede, allora la nostra vibrazione energetica inizia a evolvere tantissimo, e diventiamo i soli capitani della nostra nave.
Quando cominciamo a prenderci la piena responsabilità di ciò che viviamo, delle persone che incontriamo, delle esperienze che facciamo, usciamo dal ruolo di vittime e diventiamo adulti a qualsiasi età.

Pensiamoci bene, quale utilità c'è nel sentirsi vittime?!
E' piacevole essere compatiti? Aiuta a darsi una cavolo di ragione egoica?!

E' proprio il vittimismo che porta a restare dei bambini anche da adulti.
Il bambino è davvero vittima, non si può difendere, non ha la conoscenza e gli strumenti, ma l'adulto si; l'adulto che resta vittima, resta bambino. Continua ad alimentare quella parte bambina che vuole avere ragione, vuole ricevere quello che gli è mancato, vuole essere riscattato del suo dolore.

Ecco che allora decidere di uscire dal ruolo di vittime può essere un primo intento fondamentale per cominciare a crescere. E non parlo solo del diventare davvero adulti, ma parlo anche di evoluzione, perché noi tutti siamo qui fondamentalmente per questo motivo, per evolvere attraverso le esperienze che facciamo.



Ecco perché l'INTENTO ha un ENORME potere.

L'intento è il motore principale di ogni guarigione. In tutti questi anni non ho mai visto nessuno guarire senza un saldo intento di farlo.
L'intento è una meravigliosa energia di natura maschile che tutti noi, uomini e donne, possediamo e che possiamo decidere di cominciare ad utilizzare in qualsiasi momento, tenendo saldo l'obiettivo fino al suo raggiungimento.

Allora sì che tante energie intorno a noi cominciano a muoversi per aiutarci a realizzare il nostro obiettivo se questo è di natura evolutiva.

Dobbiamo cominciare a pensare che siamo noi i padroni della nostra nave. 
Se non lo facciamo saremo sempre dei vagabondi nelle nostre anime!
Dobbiamo cominciare a espandere le nostre coscienze...
Qual è davvero la verità? E' quella che ci fanno credere o è quella di essere delle particelle divine?

Io ho sempre creduto che la verità è sempre la cosa che ci fa stare bene, e che tutto sia possibile.

Allora perché non decidere di provare a mettere un saldo intento per realizzare un grande progetto, un desiderio, una guarigione?
Un intento che sarà seguito da AZIONI concrete. Perché se l'intento non è seguito dall'azione allora resta un'energia che viene sprecata e che si manifesterà nel corpo fisico come stanchezza e demotivazione.

Ecco perché ho creato un seminario esperienziale online che può essere d'aiuto a chiunque abbia voglia di iniziare a mettere in pratica un intento di guarigione e crescita personale.
Il seminario si intitola 

"QUANDO E' UTILE INTRAPRENDERE UN PERCORSO DI GUARIGIONE?"

e vuole essere uno strumento importante per coloro che 

-faticano a chiedere aiuto e sostegno
-non sanno da parte iniziare per guarire i propri disagi
-sono titubanti e scettici su cosa consista intraprendere un percorso di auto guarigione
-non hanno informazioni chiare e semplici per scegliere cosa è meglio per se stessi

Per potervi partecipare basterà semplicemente comunicarmi la tua adesione valevole in qualsiasi momento. 
Questo perché potrai svolgerlo secondo i tuoi ritmi personali e le tue esigenze, senza doverti spostare da casa, ma solamente utilizzando il computer.
A conferma effettuata con il tuo pagamento tramite bonifico bancario di cui ti fornirò le coordinate, sarò a tua disposizione per donarti fin da subito il mio aiuto. Come?

Riceverai una dispensa tramite email che potrai leggere quando vuoi, contenente materiale informativo necessario alla comprensione del tema in questione.
Una volta letta ti chiederò di inviarmi una breve email contenente: 
i tuoi dubbi, i disagi che vorresti risolvere, cosa non sopporti di te stesso e cosa invece apprezzi.

Solo allora avrai la possibilità di fissare un incontro con videochiamata tramite Skype o Whatsapp, in cui poter effettuare una meditazione personalizzata guidata in merito a quanto emerso dalla email inviata.

Il costo del seminario è di 30 euro.

CONTATTI:

328 8171805
Skype: terapiafloreale

Ti auguro fin da ora di poter avere un grande intento per la tua REALIZZAZIONE. Siamo noi stessi i capitani della nostra nave!